"Socialismo reale? Qui anche la destra dice cose di sinistra"
Intervista a Fausto Bertinotti di Francesca Sforza
 

La Stampa - 14 aprile 2013

 

 

 

Due italiani tra i 170 osservatori internazionali invitati dal Consiglio Elettorale Nazionale venezuelano per seguire le elezioni in corso: il senatore grillino Luis Alberto Orellana, che a Caracas è nato, e Fausto Bertinotti, che ci è andato per vedere da vicino come la grande ondata emotiva che ha accompagnato la morte di Hugo Chavez si trasformerà in un risultato politico, e in un nuovo presidente.

 

Fausto Bertinotti, che aria si respira nella Caracas del dopo-Chavez?

«Quella del farsi mito di Chavez,  un mito che scavalca le figure in competizione e i punti programmatici: la politica in questo momento è sovrastata».

 

Un esempio?

«Non mi è capitato di vedere comizi elettorali in senso proprio, ma ho visto donne in fila per baciare manifesti in cui campeggiava il ritratto di Chavez, o cartelloni elettorali con scritte tipo “Noi ti amiamo”. Fiumi di persone che vengono chiamate a partecipare da chi è in corteo,  è la manifestazione di un popolo costituente più che di un corpo elettorale. È come se ognuno di loro dicesse “io non riesco a soddisfare i miei bisogni ma questa comunità mi sostiene nel mio cammino”».

 

Vittoria scontata per l’erede del comandante dunque?

«Davvero non so come questo fenomeno possa tradursi in risultato politico, perché può essere sia che votino Maduro in nome della continuità, o che invece, proprio per devozione nei confronti dell’assenza di Chavez, decidano di cambiare direzione. Non è detto che il mito si produca in un voto coerente».

 

Qual è il tratto che la colpisce di più nella sinistra venezuelana?

«Qui tutti sono a sinistra, pensi che Capriles ha fatto una campagna proponendo il raddoppio del salario minimo... E anche lui parla il linguaggio dell’identità, più che della politica. Il video con cui Lula ha salutato Maduro dice tutto: sebbene le posizioni siano diverse, e il Brasile non sia il Venezuela, si tratta dello stesso mondo, le differenze non impediscono di sentirsi da una stessa parte.  Esattamente il contrario di ciò che accade in Europa, in cui anche la sinistra è a destra, e più si dice sinistra e più è di destra».

 

Un sondaggio Gallup, quindi americano, dice che il 73 per cento dei venezuelani soffre per la corruzione. Che ne pensa?

«Il problema della corruzione attraversa l’intera contemporaneità, l’Europa e l’Italia non fanno eccezione. E del resto sarebbe stupido negarne l’esistenza in America Latina. Attenzione, non sono società  pacificate, ma violente, siamo nel pieno di un processo tormentato,   dove il tentativo di rifarsi degli interessi colpiti è fortissimo. Non voglio fare apologia, ma riconosco che la ricerca di uno sviluppo originale, iniziato con la sottrazione al controllo del Fmi, ha un suo valore».

 

Com’è  l’Italia vista da lontano?

«Qui la politica è dramma, da noi è farsa».