N° 9 Aprile - Maggio 2009
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EDITORIALI
GENESI E SVILUPPO DELLA SVOLTA AUTORITARIA. I FILI SPEZZATI TRA
QUESTIONE DEMOCRATICA E QUESTIONE SOCIALE.
Per indagare le ragioni della democrazia in Europa e in Italia è
necessario andare oltre le ragioni contingenti. Bisogna collocare i
mutamenti che hanno investito la nostra società, e sui quali si è
innestata una rivoluzione conservatrice, dentro il ciclo lungo della
storia del capitalismo moderno e contemporaneo. Il capitalismo vanifica
inesorabilmente la democrazia? Sembrerebbe di no guardando al
compromesso sociale seguito agli anni Trenta. Ma, al fine di individuare
il nuovo compito della sinistra, bisognerebbe altresì capire a quali
condizioni una uguale e diversa anomalia, cioè una rinascita
democratica, sia possibile oggi e in futuro.
FAUSTO BERTINOTTI
DA DOVE NASCE E PERCHÉ
LA REGRESSIONE ITALIANA VERSO LO STATO ETICO.
Come mai la discussione sul
nascere, vivere e morire, vivacissima ovunque, in Italia si trasforma in
uno “scontro tra assoluti”, sollecita le pulsioni verso uno Stato etico,
produce norme e proposte fondamentaliste e autoritarie? Dietro questa
domanda e altre vi è un male che rischia di corrodere la nostra
democrazia. Si tratta di una malattia che ha come esito una drammatica
regressione culturale, nella quale si rispecchia la regressione politica
che viviamo e che non si coglie soltanto nella materia della bioetica.
Lo stesso spirito autoritario, infatti, informa l’intero corso politico
italiano
STEFANO RODOTÀ
democrazia sindacale e Sistema contrattuale, ciÒ che non va
nell’accordo separato.
La contrattazione collettiva tutta insieme esce di scena: al
livello nazionale basta la previsione di un salario minimo legale
indicizzato (parzialmente) e a livello aziendale l’accordo individuale,
ancorché paternalistico e discriminatorio. Sistemato in tal modo il 75%
del mondo del lavoro, l‘accordo separato si occupa poi del restante 25%
(ossia delle imprese manifatturiere del tipo di cui prima si diceva),
prevedendo un modello asfittico, autoritario ed ideologico di
contrattazione articolata.
PIERGIOVANNI ALLEVA
LA NOVITÀ DELL’USO POLITICO DEL CORPO DELLE
DONNE. DAL BURQA AL “CASO ENGLARO”.
Sono tanti gli esempi di utilizzo del corpo femminile nello spazio
pubblico e nella politica anche planetaria. Perché tutto ciò si è
realizzato? Naturalmente le risposte possono essere molte. Ce ne è una
antica: stiamo assistendo in forme nuove alla vecchia guerra dell’uomo
contro la donna. Ce ne è una moderna: l’emancipazione femminile ha
prodotto una paura nuova alla quale si risponde ritornando a un
intervento sulla procreazione e la maternità. Ce ne è una filosofica e
riguarda l’importanza che il corpo ha assunto persino per la Chiesa.
RITANNA ARMENI
L’ORTODOSSIA ANTIMODERNA DI BENEDETTO XVI E LA
SVOLTA MATERIALISTICA DEL VATICANO.
Con la “riaccoglienza” nel suo seno degli scismatici lefevbriani, la
Chiesa dell’attuale Papa ha chiuso – anche simbolicamente – con la
Chiesa del Concilio Vaticano II. Si tratta di una scelta decisamente e
formalmente conservatrice che segna un punto di non ritorno di questo
pontificato: l’unità del mondo cattolico (la riunificazione con poche
centinaia di “eretici” di destra) è stata considerata un obiettivo tanto
preminente da far cadere in secondo piano i prezzi culturali e politici
che poi la Chiesa stessa ha dovuto pagare.
RINA GAGLIARDI
L’ARGOMENTO
L’ANALISI
IL SETTORE DELL’AUTO NELLA RECESSIONE MONDIALE.
E L’ITALIA RISCHIA PIÙ DI ALTRI PAESI.
Nel giugno 2009 il mercato dell'auto ha un tonfo del 19,5% rispetto
a giugno 2007, per la Fiat la perdita di mercato è del 15,90%, per
l'Alfa Romeo del 27,66%, per la Lancia del 13,08%. Questa crisi ha un
effetto negativo su tutta la filiera dell'autoveicolo e su tutte le
committenze. Con una differenza rispetto alla crisi Fiat del 2002-2004.
Allora in difficoltà un produttore, la Fiat e il suo prodotto
automobile, mentre il veicolo industriale (Iveco) e le macchine
movimento terra (Cnh) producevano utili e sostenevano finanziariamente
l’auto Fiat.
GIORGIO AIRAUDO, LUCIANO PREGNOLATO
SCRICCHIOLA L’INDUSTRIA MANIFATTURIERA DELLA
MODA, UN FIORE ALL’OCCHIELLO DELL’ITALIA.
Nell’immaginario collettivo, l’industria della moda è vista come
ambito produttivo povero e poco qualificato, nella miopia generale di
opinion-leader che parlano di settore marginale e “maturo”, che deve
essere lasciato uscire dall’economia del nostro Paese. Niente di
più falso e pregiudiziale nel raccontare la realtà strutturale del
Sistema moda.
MARVI MASSAZZA GAL
MEZZOGIORNO E SICILIA
SUL BARATRO DELLA POVERTÀ. DATI E ANALISI PARLANO CHIARO.
La Rivista Economica del
Mezzogiorno, trimestrale della Svimez, ha di recente fotografato,
sulla base dei dati Eurostat e Istat relativi agli anni 2005 e 2006, la
qualità della vita e il livello di reddito delle famiglie del
Mezzogiorno. Dai dati emerge una condizione di generalizzata indigenza
con più di un meridionale su 3 esposto al rischio povertà. La forbice
nord-sud si è di nuovo allargata.
GIOVANNI DI BENEDETTO
LE NECESSITÀ DEL
MOMENTO E L'ACCORDO SEPARATO SUL SISTEMA DI RELAZIONI INDUSTRIALI.
L'onda dei licenziamenti espliciti e di quelli nascosti, come la fine
del contratto a termine di centinaia di migliaia di precari, in tutta
Europa; il ritorno a casa, già in corso, degli immigrati interni
all'Unione europea, per non parlare degli extra comunitari, l'inaridirsi
dei finanziamenti esteri, la riduzione del commercio mondiale,
diffondono e diffonderanno miseria, instabilità politica e un crescente
rischio democratico in Europa e fuori dall'Europa.
FRANCESCO GARIBALDO
LE RISPOSTE
TUTTI I NUMERI IN ROSSO, MA IL G20 NON AFFRONTA
LE CAUSE DI FONDO DELLA CRISI.
L’attuale crisi mondiale non può essere affrontata né solo né
principalmente dal lato finanziario. Il guaio è che finora il grosso dei
provvedimenti dei governi, particolarmente di quelli europei, si sono
concentrati sul salvataggio delle banche e degli istituti finanziari e
nel pompaggio di nuova liquidità. Mentre il nocciolo sta altrove: nei
bassi salari, nella forte precarizzazione del lavoro, nella distruzione
di uno spazio pubblico nell’economia.
ALFONSO GIANNI
LA CRISI VISTA (E AGITA) DA DESTRA. COSA STA
FACENDO IL GOVERNO ITALIANO.
La scommessa sul piano squisitamente economico del ministro Tremonti è
che le misure messe in campo possano ridare fiducia a un sistema
paralizzato dalla difficoltà di attribuire un prezzo agli asset
attualmente detenuti dalle banche. La priorità della destra, sul piano
ideologico, è di legittimarsi come deus ex machina al cospetto di
un mercato che ha fallito nella misura in cui ha preteso di fare a meno
dello Stato.
LUIGI CAVALLARO
DA LISBONA A STOCCOLMA, L’IMPASSE DELLE SINISTRE
EUROPEE DI FRONTE AL CRAC DEL LIBERISMO.
La risposta alla crisi del liberismo sembra affidata alle
istituzioni internazionali (G20, G8), nelle quali per fortuna iniziano a
far sentire la propria voce Cina, India, Brasile, e all’effetto di
traino che possono avere la green economy e le riforme economiche
annunciate da Obama negli Stati Uniti. Manca invece l’azione coordinata,
almeno a livello europeo, della sinistra socialdemocratica e alternativa
oltre che del movimento sindacale.
ALDO GARZIA
LA RICERCA
E SE RIPARTISSMO DAI LIMITI ECOLOGICI E SOCIALI
DEL CAPITALISMO? CONVERSAZIONE CON GIORGIO RUFFOLO.
Nel suo libro più recente, dall’accattivante titolo Il
capitalismo ha i secoli contati (Einaudi), Ruffolo delinea, oltre
che ampie pennellate storiche, i lineamenti di una possibile
alternativa. L’esplosione della crisi conferisce alla sua ultima fatica
intellettuale un’ulteriore attualità. Lo abbiamo intervistato nel suo
ufficio presso il Centro Europa Ricerche (Cer) di cui è presidente.
RINA GAGLIARDI
LINEE GUIDA PER LA POLITICA DEL LAVORO. UNA
POSSIBILE RISPOSTA ALLA CRISI.
La crisi economica esplosa nel 2009, sebbene sia maturata assai
prima nel corso di vent’anni di finanza irresponsabile, offre alle forze
politiche, ai partiti, ai governi la possibilità di riappropriarsi della
politica del lavoro. Nel caso, è ovvio, che non siano preventivamente
d’accordo con quello che è avvenuto negli ultimi decenni.
LUCIANO GALLINO
APPARATI PRODUTTIVI E DEL CONSUMO DA
RICONVERTIRE ECOLOGICAMENTE. CON NUOVE CULTURE E NUOVE PRATICHE.
La crisi in corso ha molteplici dimensioni: finanziaria, economica,
sociale, ambientale, alimentare, culturale, bellica. Per questo, durerà
a lungo e più che chiedersi come uscirne o – peggio – aspettare la sua
fine perché il mondo riprenda a marciare con il passo di sempre,
conviene attrezzarsi per convivere con la crisi per cercare di
orientarne evoluzione e sviluppi in direzioni che promettono di fare
meno danno.
GUIDO VIALE
LAVORATORI CONTRO LAVORATORI. UN RISCHIO EUROPEO
SU CUI INTERVENIRE.
Il tentativo di orizzontalizzare il conflitto scatenando gruppi di
lavoratori contro altri gruppi di lavoratori (di Stati diversi, di
aziende diverse all’interno di uno stesso Stato, di età diverse, di
diversa provenienza geografica, portatori di diritti diseguali o
totalmente privi di tutele, e via contrapponendo) va rispedito al
mittente, anzi ai mittenti che sono almeno due: le imprese e i governi.
LORIS CAMPETTI
IL FORUM SOCIALE È L’ACQUA DOVE I MOVIMENTI
NUOTANO, NON PUÒ ESSERE IL PARTITO MONDIALE DELL’ALTERNATIVA.
Leggere la riunione del Forum di Belém solo con la lente italiana è un
errore micidiale. Non si può giudicare l’efficacia di un processo
mondiale misurandolo con la devastazione politica e culturale del nostro
Paese, né con la crisi della nostra sinistra. Non solo è scorretto, ma
non ci fa neppure bene. Provo a spiegare il perché.
RAFFAELLA BOLINI
IL FORUM SOCIALE
MONDIALE ALLE PRESE CON LA CRISI DELL’ECONOMIA INTERNAZIONALE.
Il Forum sociale mondiale di Belém è stato per molti aspetti
una bella sorpresa in un momento, che dura da qualche anno, di
difficoltà della spinta propulsiva dei movimenti, soprattutto in
Europa. Quelle migliaia di partecipanti, in gran parte giovani e
giovanissimi, sono stati una bella sferzata di energia per tutti. Le
discussioni, gli eventi di vario tipo, hanno risentito di questo clima
positivo.
ALESSANDRA MECOZZI
BELĖM, QUEL FACCIA A FACCIA TRA IL MOVIMENTO DEI
MOVIMENTI E I PRESIDENTI LATINOAMERICANI.
Si può dire di un Forum sociale mondiale che il momento clou sia
stato rappresentato dagli incontri con i presidenti progressisti
dell’America Latina? Naturalmente si tratta di una forzatura, perché il
Forum è stato, come sempre, tante altre cose. Ma l’incontro con i
presidenti ha riproposto il tema appassionante e non scontato del
rapporto movimento-politica-governi.
ROBERTO MUSACCHIO
L’ECCESSO DI PROTAGONISMO DELLE ONG, UNO DEI
DIFETTI DEL SOCIAL FORUM MONDIALE.
Il bilancio del Forum mondiale di Belém non va fatto in funzione di
se stesso. Il Social forum mondiale non nacque come un fine, ma come
strumento di lotta per la costruzione di un “altro mondo possibile”. Da
tale punto di vista, qual è il bilancio che si può fare del superamento
del neoliberismo? Osservazioni critiche sul movimento e proposte a
partire dall’osservatorio latinoamericano.
EMIR SADER
OBAMA, UN RIFORMISTA ALLA CASA BIANCA. A COLLOQUIO CON SANDRO PORTELLI.
“Sicuramente chi voleva un presidente comunista alla Casa Bianca è
rimasto deluso dell’elezione di Barack Obama. Ma, io mi chiedo: siamo
così sicuri che vogliamo un comunista alla guida della Casa Bianca?”.
Quando Sandro Portelli se ne esce con questa battuta è già da un po’ che
parliamo del nuovo presidente degli Stati Uniti d’America. Per lui Obama
è un riformista. Ma un riformista che sta, dopo tanti decenni, usando
parole che non si sentivano più. Parole come “redistribuzione della
ricchezza”. Mica poco.
ANGELA AZZARO
SCHEDE
PERCHÉ ABBIAMO PERSO
LA SINISTRA? NUMERI E PROPOSTE DOPO LA SCONFITTA ELETTORALE
ALDO GARZIA
CONFLITTI E FORZA
LAVORO, LO SGUARDO LUNGO SUL PASSATO E SUL PRESENTE
a. g.
MERCATO GLOBALE E LOTTE SOCIALI. A PARTIRE DAI
“GRUNDRISSE”
FLORE MURARD-YOVANOVITCH
SOLIDARIETÀ, DIVERSITÀ, EQUITÀ, AUTOGESTIONE. LE
PAROLE-CHIAVE DI UN NUOVO ANTICAPITALISMO
f.m.-y.
LA RIFORMA DELLA RI-VOLUZIONE.
GLI ATTI DI UNA RICERCA IN RIVISTA
f.m.-y.
DOCUMENTI
IL LAVORO NEL TEMPO DELL’INCERTEZZA.
UN AVVIO DI RIFLESSIONE
Negli ultimi anni la maggior parte del reddito prodotto si è
concentrata nelle tasche di pochi. Non a caso il 2006 e il 2007 si sono
confermati come anni d’oro per gli stipendi dei dirigenti delle imprese
italiane. Occorre mettersi in testa che per cambiare le prospettive
economico-sociali non servono intenti di rianimazione. Perché non c’è
qualcosa di vecchio che va rianimato, ma c’è qualcosa di nuovo che
dovrebbe invece essere aiutato a nascere. Come le nuove politiche del
lavoro
PIERRE CARNITI
A RUOTA LIBERA, RACCONTI SULLA STRADA DEL
LAVORO. UNA ESPERIENZA PIEMONTESE
Che cosa pensano, desiderano, sognano i lavoratori? Quali sono i
bisogni reali, le paure, le angosce? Abbiamo provato a chiederglielo
direttamente, senza filtri o schemi politici e sindacali predefiniti.
Siamo andati davanti ai luoghi di lavoro, all’entrata e al cambio turno,
e abbiamo messo o a disposizione una videocamera per dire quello che
volevano. Ne è uscita una inchiesta con dati davvero allarmanti per
tutta la sinistra.
GIGI COSI, GIORGIO CAIONE, MARILDE PROVERA,
SALVATORE DE LUCA, MATTEO SALVAI
“IL LAVORO CHE CAMBIA”. UNA RICERCA DEL CNEL CHE
DOVREBBE FAR DISCUTERE.
Un’analisi delle trasformazioni del lavoro contemporaneo è stata
presentata nel corso di un Convegno presso la Camera dei deputati. È la
conclusione di un lungo periodo dedicato all’indagine. Lo studio è stato
promosso in occasione di due importanti anniversari: il sessantesimo
anno della Costituzione italiana e i cinquant’anni dall’avvio dell’unica
inchiesta parlamentare sui temi del lavoro.
BIAGIO QUATTROCCHI